Renzo Filippetti
Devo confessare che sono venuto a quest’incontro un po’ prevenuto: temevo rischiasse di trattarsi di un’assemblea di combattenti e reduci. Tante volte si parla del Terzo Teatro al passato, come qualcosa che c’è stato e non c’è più, ma non è così. Dall’altro lato, mi ha colpito l’intervento di Gabriele Vacis, che cercava nel suo computer frammenti legati al Terzo Teatro. E ho pensato: non voglio finire in un computer, è veramente deleterio – siamo carne e sangue. Devo però ricordare che Gabriele Vacis ha scritto un importante libro “Awareness” (consapevolezza) sulla permanenza di Grotowski a Torino, riportando fedelmente quello che Grotowski diceva, una cosa rara perché normalmente quelli che parlano di Grotowski interpretano quello che lui ha detto. C’è un elemento di discrimine fondamentale da chiarire sul Terzo Teatro: è stato un’ipotesi strategica che i critici hanno trasformato in una corrente artistica, ma in realtà era anzitutto un modo di occupare un territorio ideato da quei gruppi che non si riconoscevano né nel teatro tradizionale né in quello d’avanguardia. Ho sempre pensato al Terzo Teatro come ad un accampamento beduino pieno di identità diverse tra loro ma accomunate da un unico bisogno: costruire una terra dove far germogliare le… Continua a leggere